Viviamo in un tempo di grandi sconvolgimenti, un tempo in cui dobbiamo affrontare una pandemia, guerre, crisi energetiche. Ci sembra di non aver vissuto mai tempi così difficili e cerchiamo di immaginare il futuro cercando di non cedere alla disperazione e al pessimismo sistematico. Previsioni nefaste si affacciano sulle colonne dei giornali, che adombrano la possibilità di una guerra nucleare che renderebbe la distruzione dell'umanità una prospettiva del tutto realistica; dall'altro lato, l'estinzione dell'umanità a causa del mutamento del clima è prospettata da alcuni come un'ipotesi non irrealistica.
In un contesto globale come quello che stiamo vivendo, la domanda sulla sensatezza di alcuni argomenti di riflessione è sicuramente non priva di sue ragioni. A che cosa serve, in un mondo frammentato e disperato, ragionare sull'arte, sulla letteratura, sulla musica? E quale sensatezza può avere presentare uno studio sulla musica sacra cattolica, che costituisce un aspetto della pratica musicale che riguarda una minoranza sempre più esigua di persone, quelli che ancora frequentano la chiesa, e in realtà una minoranza di questa minoranza? Non si tratta di un argomento irrilevante, sia nel contesto della cultura generale, sia all'interno di un mondo cattolico che sembra sempre più affaccendato negli interessi di tipo sociale, umanitario, lasciando al margine il contenuto della Rivelazione e quindi necessariamente la liturgia, che della dimensione propriamente religiosa è espressione diretta, e quindi la musica sacra, che rappresenta a sua volta l'espressione della liturgia. Sembra, in sostanza, che ci siano cose più importanti di cui occuparci, anche all'interno dello stesso mondo cattolico.
In realtà l'importanza della musica sacra, che non appare a prima vista, è assai notevole e può svolgere un ruolo quasi rivelatorio nell'attuale situazione culturale e religiosa dell'Occidente (ex)-cattolico.